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Visit Albania

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Com'è cool Tirana, simbolo della nuova Albania

Com39;è cool Tirana, simbolo della nuova Albania
nella Visit Albania

Locali alla moda, gallerie d’arte, centri culturali. La città albanese ha cambiato volto. 
E vuole diventare un hub della nuova Europa. Facendosi guidare dagli imprenditori, molti dei quali ex ragazzini della “boat generation”: quelli scappati in Italia con le navi nel 1991 DI ALESSANDRO GANDOLFI

Comè cool Tirana, simbolo della nuova Albania Locali alla moda, gallerie d’arte, centri culturali. La città albanese ha cambiato volto. 
E vuole diventare un hub della nuova Europa. Facendosi guidare dagli imprenditori, molti dei quali ex ragazzini della “boat generation”: quelli scappati in Italia con le navi nel 1991 DI ALESSANDRO GANDOLFI Foto di Alessandro GandolfiEra il 1991 e gli albanesi sulle banchine urlavano «Italia, Italia, tu sei il mondo!». Era la Corea del Nord d’Europa, a quel tempo, l’Albania: un paese paranoico e isolato da cui in tanti volevano fuggire. Le navi dirette in Puglia partivano stracolme di donne e di uomini da Valona, da Durazzo, da Saranda. Nel porto di Imara, in mezzo alla folla, c’era anche un ragazzino biondo di 13 anni. Si chiamava Agron, era con mamma e papà in attesa di salire su una carretta del mare. Oggi Agron Shehaj ha 37 anni, arriva trafelato in giacca e cravatta, si siede in un bar di Tirana e inizia a raccontare: «Ho abitato a Bolzano, mi sono laureato in economia a Firenze, ho fatto vari lavoretti e vissuto a New York. Ma nel 2006 sono tornato in Albania». Agron è stato un pioniere: ha aperto il primo call center destinato al mercato italiano. Oggi è a capo di un’azienda con tremila dipendenti. Tirana, come è cambiata la capitale dellAlbania Agron Shehaj è il simbolo di una generazione di ragazzi fuggiti come boat people e tornati a Tirana con una laurea all’estero, pronti a investire in una nuova idea di Albania. Un paese giovane (il 30 per cento della popolazione ha meno di 18 anni) e con una capitale,Tirana, che dopo essersi svegliata dal torpore comunista ha triplicato i suoi abitanti facendosi portavoce dei sogni e delle aspirazioni di un intero paese. Oggi ci sono gallerie d’arte, centri culturali, un film festival di respiro internazionale e musei negli ex bunker della nomenclatura. Molti (quasi ventimila) gli italiani arrivati qui per lavorare o studiare. «Tirana può diventare un hub dinamico ed effervescente», continua Agron, «facendo leva su una serie di energie che in altre capitali europee sembrano sopite». Il Blloku (o Block) è il quartiere bene di Tirana dove un tempo, in un isolamento dorato, viveva la corte del dittatore Enver Hoxha. Qui, fra lusso e bar alla moda, oggi si mostrano le due anime di questo paese. Quella “russian style” un po’ cafona, ispirata al gangsterismo balcanico, al “turbo folk” degli Hummer neri e delle discoteche dove ostentare la ricchezza. E quella basso profilo che guarda a Occidente, quella artistoide e un po’ intellettuale dei café letterari, di chi non ama mostrare e di chi torna in Albania per fare impresa. Come l’architetto Olsi Bocka, che ha studiato al Politecnico di Milano; o come Erfort Kuke, che dopo avere studiato a Parigi ha iniziato a montare video in un garage di Tirana e oggi la sua casa di produzione (Kube Studios) è fra le prime del paese. Enio Civici, 27 anni, laureato in Bocconi, oggi è il direttore del dipartimento informazione di ScanTV. «Sono tornato a Tirana quattro anni fa», racconta. Adesso pranza spesso al Fusion, splendida vista sulla città. È un volto noto, saluta tutti e si ferma spesso a discutere di economia: «Le prospettive sono grandissime: le nostre industrie hanno ricominciato a produrre, le compagnie straniere vengono a estrarre petrolio e minerali, le aziende tessili tre anni fa cucivano solo il prodotto finito, ora qui a Tirana si disegna, si taglia e si produce». La manodopera a basso costo, le poche tasse e la tranquilla situazione politico-religiosa stanno attirando investitori stranieri. Basta chiedere ad Arjan Guzja, manager dell’unico cinque stelle della città, lo Sheraton: «I nostri clienti? Arrivano dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Turchia, dal Canada». E gli italiani? La risposta arriva alla festa di Luisa Rizzo, funzionaria dell’agenzia di cooperazione austriaca presso il ministero dell’integrazione europea. Luisa, siciliana, vive a Tirana da diversi anni e stasera inaugura la sua nuova casa nell’esclusivo quartiere Tuscany. Alla serata arriva il bel mondo. C’è l’imprenditrice Edliva Toci, che ha costruito tutte le villette attorno. Ci sono banchieri, artisti, manager dell’Ue e diplomatici. I ricchi e i potenti vivono qui, fra le colline della capitale, nei nuovi quartieri all’americana chiamati Tuscany, Long Hills, Rolling Hills. Quest’ultimo è stato costruito da Samir Mane, 47 anni, quattro figli, considerato oggi l’uomo più ricco d’Albania («fra quelli che dichiarano le tasse», precisa). Emigrato in Austria, ha iniziato vendendo prodotti elettronici passando poi alle costruzioni e all’industia mineraria. «A volte troppa libertà è dannosa», dice seduto nel suo ufficio dal quale si intravede l’inquietante piramide-sepolcro di Enver Hoxha: «Guardi il piano regolatore di Tirana: fino a qualche tempo fa non esisteva e la città è cresciuta disordinatamente. Fra dieci anni? Prevedo un’Albania dentro l’Ue, con più regole e standardi di vita migliori, con una classe media più forte. Il governo però non dovrebbe occuparsi di business ma di fare rispettare le regole e attrarre turismo. Dobbiamo investire sulla nostra immagine». Gli fa eco Mirela Kumbaro, ministro della cultura: «Il turismo è in crescita, stiamo aprendo il paese con tutti i mezzi possibili, scambi culturali, mostre, miglioramento delle strutture che ancora sono carenti. Ma la cultura ci serve per uno scopo ancora più importante: educare i nostri giovani». Mirela Kumbaro fa parte del governo socialista di Edi Rama, l’artista ed ex sindaco di Tirana che ha stravinto le elezioni nel 2013. C’erano grandi aspettative e a distanza di un anno, nel salotto televisivo di Ilva Tare (la chiamano “la Lilli Gruber albanese”), si cerca di fare un bilancio sulla sua attività. C’è chi sostiene che sia cambiato poco, che faccia gli interessi di una serie di imprenditori, «le sue promesse sono come scommesse», «non è vero, ha aumentato le tasse dal 10 al 15 per cento, combatte l’illegalità, lasciamogli tempo». Il dibattito è forte e si discute ovunque. «Rama sta cercando di cambiare ma la vecchia casta socialista, invisibile, è ancora molto potente», spiega Aldo Merkoci, un attivista politico di 29 anni membro dell’associazione Mjaft! (Basta!). Seduto al frequentatissimo Café Radio, Aldo continua: «Il nuovo governo è bravo a mostrare, a fare slogan, ma si rimane in superficie. È vero, ha chiuso 14 finte università, ma ci vuole più trasparenza nei finanziamenti ai partiti, bisogna combattere di più l’evasione fiscale e la corruzione nel mondo sanitario e giudiziario. So che non è facile: in questo paese siamo tre milioni di cugini…». Al Café Radio del 37enne Redi Panariti (ha lavorato nove anni in Liguria come barman) entrano tutti, prima o poi. Ci passano Edi Rama e i suoi ministri, a bere qualcosa, la sera. E ci vengono quelli che lo criticano, come gli artisti Pleurad Xhafa ed Ergin Zaloshnja, che hanno tappezzato la città con un tazebao chiamato Sputnik, andandoci giù duro: attaccano la Tirana low cost, quella dei giovani pagati 250 euro al mese e delle aziende tessili «in stile cinese», e la Tirana «abitata da pecore, posseduta da maiali e governata da lupi». Il tema dell’anno però è un altro: Europa sì o no? Nel giugno 2014 il paese è stato ufficialmente candidato all’ingresso Ue e Tirana si è divisa. Alcuni (pochi, a onor del vero) sono contrari, come Dritan Bellai, primo importatore del “made in Italy” per volume d’affari («non credo aiuterà la nostra economia, lo facciamo per ottenere finanziamenti a fondo perduto?»). Altri, come Enio Civici, favorevoli ma senza aderire alla moneta unica. Per altri ancora, come lo scrittore Ismail Kadare, l’ingresso è addirittura «una questione di vita o di morte». Ma che Tirana diventi una piccola Francoforte è il sogno neanche tanto nascosto di Agron Shehaj. Il ragazzino partito da Imara ha girato il mondo ed è tornato a casa con le idee chiare: «Chi critica l’ingresso nella Ue non sa quel che dice. Avremo standard migliori, un monitoraggio continuo, vere regole. Lo dico sempre ai miei amici albanesi: per vivere come i tedeschi bisogna lavorare come i tedeschi…».

Butrint National Park, Sarande-Albania

Butrint National Park, Sarande-Albania
nella Visit Albania

Butrint National Park (Albanian: Parku Kombëtar i Butrintit) is a national park created in November 2000 and located in southwestern Albania. It protects 85.91 square kilometres of historic landscape, archaeology and environment. The parks boundary includes the seaside municipality of Ksamil.

The park, a UNESCO World Heritage Site, is one of the most important archaeological sites in the country containing different artifacts and structures which date from the Bronze Age up until the 19th century. A number of major monuments are still extant including the city walls, late-antique baptistery, great basilica, theatre and Venetian castles. In addition to archaeological remains the site is robed by natural woodland with a complex ecosystem which depends on the nearby freshwater Lake Butrint and Vivari Channel which drain the lake into the Ionian Sea. It is this combination of historic monuments and natural environment that makes Butrint such a unique place, a landscape with monuments as beloved of the Grand Tourists of the 18th and 19th centuries. The Park was created by the Albanian Ministry of Culture in partnership with UNESCO, ICCROM and ICOMOS. The underlying intention was to create a sustainable cultural heritage resource involving local communities and national institutions to serve as a model for other parks around Albania. The park is now a major center for archaeology and conservation training schools organised by the Butrint Foundation in partnership with the Albanian Institutes of Archaeology and Monuments, foreign universities and international specialists and consultants. There is an active program of events in the theatre, concerts and performances, and outreach programmes for local schools and colleges. Some 38,225 foreign tourists visited the archaeological site in 2005. By 2008, this figure had risen to 58,547 (source: Butrint National Park published figures).

Blue Eye National Park Saranda Albania

Blue Eye National Park Saranda Albania
nella Visit Albania

The Blue Eye (Albanian: Syri i kaltër) is a water spring, natural phenomenon occurring in Delvinë District, Albania. A popular tourist attraction, the clear blue water of the river bubbles forth from a stunning, more than fifty-metre-deep pool. Divers have descended to fifty metres, but it is still unclear what the actual depth of the karst hole is.

This is the initial water source of Bistricë river, long 25 km, which ends in the Ionian Sea south of Sarandë. The source stands at an altitude of 152 m and a discharge of 18400 l/s
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